Sotto il porticato del Palazzo comunale di Lapedona troviamo, poggiato sopra un pilastro, un cippo funerario d’epoca romana, dedicato all’ottoviro Tito Accavo Filadelfo: “Il Monumento più antico, che rimane in Lapedona”, dove sono “scolpiti la metà di due Genj, che verso terra tengono rivolte le faci quasi spente. Sono mancanti di testa, e di quasi mezzo petto, non perché la pietra sia corrosa dal tempo, ma perché è rotta”. Sotto l’epigrafe, è rappresentato in bassorilievo un “altro Genio più piccolo alato, che è intiero”. Così leggiamo dallo stesso Plinio seniore illustrato nella descrizione del Piceno.
In contrada Madonna Bruna vennero
recuperati resti di elementi architettonici d’epoca romana. Delle tessere
musive, pertinenti a un’antica villa romana, vennero rinvenute in contrada Aso.
Fino al 1088, quando il conte Ugo ne
cedette ogni giurisdizione al vescovo di Fermo Presbitero, il castrum
Lapidonae era possesso di signori laici. Nel
1148 sappiamo che il presule fermano Liberto confermava al monastero umbro di
Santa Croce di Fonte Avellana il possesso della chiesa dei Santi Quirico e
Giulitta (xii secolo) intra castellum qui dicitur Lapidonae
che, però, non è dentro l’attuale abitato, ma poco fuori. Probabilmente il
nostro borgo venne costruito agli inizi del xiv
secolo, una volta demolito il più vecchio castello.
Nel 1214 il marchese della Marca di
Ancona Aldobrandino d’Este cedette Lapedona a
Fermo, che lo
controllava tramite un vicario del podestà fermano. Il funzionario, che
peraltro poteva eleggere un proprio sostituto, restava in carica un anno.
Il castello di Monte San Martino, in
contrada Piemarano, alla
fine del xii secolo di
giurisdizione dei conti Bonifaci, venne ceduto ai Fermani anche questo nel
1214.
Un convento francescano (anni ’20 xiii secolo), del quale non rimangono
che pochi resti nella contrada Saltareccio, era stato costruito dov’era
l’antico castello di Saltariccia,
attestato agli inizi dell’xi
secolo.
Tuttavia, nei primi anni del xiv secolo tutti i castelli fin qui
ricordati vennero demoliti, per permettere ai loro abitanti di inurbarsi a
Lapedona, che sappiamo devastata dalle truppe francesi nel 1798, dopo la battaglia da loro vinta nei pressi
del santuario di Santa Maria a Mare, a Marina Palmense (frazione di Fermo), contro quelle del re di
Napoli Ferdinando IV.