Nel 1957, in
località La Cuma, venne rinvenuto un tratto di pavimento a mosaico. Le campagne
di scavo del 1958-62, individuarono un santuario di età tardo-repubblicana
(secoli ii-i a.C.), caduto in
disuso in seguito a dissesti geologici, sul quale vennero poi edificate altre
strutture pertinenti a una villa rustica. Bloccati gli scavi nel 1962, nei due
anni successivi venne ricostruito in parte il colonnato.
Non sappiamo
a quale città apparteneva il santuario, dove era praticato un culto di tipo
salutare legato all’acqua. Il porticato è a due navate, con duplice fila di
colonne. La costruzione è formata da un muro di fondo a grossi blocchi
squadrati in arenaria. Un’architettura simile allo stoà dell’Anphiareion
della città greca di Oropos, dove peraltro era una fonte con proprietà
terapeutiche.
Fino alla metà del xii secolo non è attestato nessun
castello. Tuttavia,
il castrum Mons Rainaldi
dovette essere organizzato per lo meno entro il 1192, quando compare tra
i censuari del monastero farfense di Santa Vittoria. Sappiamo che Monte Rinaldo
venne assoggettato da Fermo piuttosto tardi, ma non oltre il 1355, quando
compare in una lista di castra che
dovevano prestare il giuramento alla città. Quest’ultima lo controllava tramite
un vicario del podestà fermano. Il funzionario, che peraltro poteva eleggere un
proprio sostituto, restava in carica un anno.
Nel 1416 sappiamo che Monte
Rinaldo tornò tra i possessi dei Fermani, tolto qualche anno prima loro dai Malatesta,
allora in guerra con il signore di Fermo Ludovico Migliorati. Nel 1507, gli
Ascolani, nemici dei Fermani, assalirono Monte Rinaldo che, però, riuscì a respingere i nemici.