Porto Sant’Elpidio fino al 1952 era una frazione di
Sant'Elpidio a Mare. La frequentazione del territorio in epoca antica è
attestata da una necropoli del IX-VI secolo a.C.
Il comune, come abbiamo detto,
era territorio di Sant'Elpidio a Mare, tanto che il nome di quest'ultima
cittadina è dovuto proprio al fatto che prima dell'autonomia raggiunta dalla
frazione, il suo territorio raggiungeva il mare Adriatico. Nel 1268 papa
Clemente IV concedeva un privilegio a Sant’Elpidio a Mare nel quale permetteva
alla cittadina di avere un porto nel proprio territorio.
Nel 1823, per la cura
d'anime della gente del Porto, l’arcivescovo di Fermo Cesare Brancadoro eresse a
parrocchiale la chiesa di Maria Santissima Annunciata (cappella della villa
Bernetti, realizzata quest'ultima dov'è adesso il moderno Palazzo comunale).
Dal
III volume della Corografia d'Italia di G. B. Rampoldi, edita nel 1834,
sappiamo che la spiaggia del Porto era "frequentata dai piccioli navigli
che quivi provengono pel trasporto delle derrate del circonvicino paese,
consistenti in vini, olii, lane, tele e cordami". Esisteva anche un’attività
peschereccia, ma a terra, praticata con la tecnica a tratta: una rete a
strascico per la pesca in prossimità della costa. Sappiamo che nel 1857 il
parroco della chiesa di Maria Santissima Annunciata chiese a papa Pio IX alcune
paranze per permettere alla popolazione di avviare un’effettiva attività
peschereccia. Tuttavia, per il momento l'economica della frazione era legata
alla terra, in quegli anni in mano alle più importanti famiglie fermane, che
qui avevano ampie proprietà (tante ville rimangono tuttora nel territorio del
comune).
Dopo la realizzazione della ferrovia, il Porto tagliò fuori dalle
direttrici di traffico nazionale Sant'Elpidio a Mare. Col tempo
aumentarono il numero di residenti. Tanti, tra questi ultimi, erano lavoratori
della manifattura calzaturiera, attività iniziata nel secolo scorso, nel tempo
diventata la più redditizia nel comune.