domenica 19 gennaio 2014

Breve storia di Servigliano


Servigliano è un paese realizzato alla fine del xviii secolo su progetto dell'architetto Virginio Bracci.

Lungo la strada Matenana, in direzione di frazione Curetta, troviamo resti di una villa rustica in opus caementicium. Del resto, lo stesso toponimo Servigliano, è un prediale romano, derivato dal nome dell’antico proprietario del fondo, unito al suffisso aggettivamente -anus.
Castrum Serviliani, eretto nel 1108 sul monte Servigliano, rilievo non lontano da frazione Curetta, venne assoggettato entro la seconda metà del xiii secolo da Fermo, che lo controllava tramite un vicario del podestà fermano. Il funzionario, che peraltro poteva eleggere un proprio sostituto, restava in carica un anno. Sappiamo che nel 1442 le truppe di Niccolò Piccinino, allora in guerra con il signore di Fermo Francesco Sforza, depredavano il castrum.
L'abitato venne abbandonato nel xviii secolo per le continue frane che sfaldavano il monte Servigliano. Nel 1769 l'architetto Virginio Bracci, inviato da Roma, suggerì di ricostruire Servigliano in pianura, nel prato davanti al convento degli Osservanti, non lontano dal monte Servigliano.
Nel 1771 papa Clemente XIV promulgò il chirografo che dava inizio ai lavori di ricostruzione, affidati nel 1773 all’architetto Luigi Paglialunga. La pianta di Servigliano, quasi un quadrato, rimanda a quella del castrum romano. Il cardo è la strada che raccorda le due porte laterali, dedicate ai pontefici sotto i quali venne realizzata la ricostruzione del paese. Il decumano è l'attuale corso Vecchiotti che, da porta Santo Spirito, detta anche porta Amandola, arriva fino alla chiesa di San Marco.
Nel 1777 era completato l’intero perimetro dell'abitato, che da allora prese il nome di Castel Clementino, a memoria del pontefice sopra nominato. Nel 1862, dopo l’Unità d’Italia, il Consiglio comunale presentò una delibera per sostituire il nome del paese con quello di Servigliano, riconosciuto da un regio decreto nel 1863.