venerdì 31 gennaio 2014

Torre di Palme. Frazione di Fermo

Nel 1088 Zabulina, del fu conte Rinaldo, vedova di Ugolino, cedette al vescovo di Fermo Ugo, con il consenso di Bambo suo mundoaldo (capo famiglia), tra gli altri beni, la giurisdizione sui castelli di Palme e di Palma Vetula, poi uniti in un unico centro fortificato, chiamato Turris Palmarum, concesso dall’Episcopato a una stirpe di signori laici, discendente dai fratelli Tebaldus e Grimaldus, figli di Alberti, attestati nel 1108.
Della signoria del castello di Torre di Palme godevano, all’inizio del xiii secolo, Gentile di Torre di Palme, Alberto di Tebaldo, probabile fratello di Gentile e i figli di quest'ultimo:  Grimaldo e Giacomo. 

Nel 1207 il vescovo di Fermo Adenolfo cedette a terza generazione a Gentile, sposato con Diambra, vedova di Trasmondo, signore del castello di Cecilia (demolito, ma allora nel territorio di Petritoli), Torre di Palme, insieme a tutti i beni che Trasmondo, posedeva nel castello di Petritoli, in cambio, oltre che del giuramento di fedeltà alla Chiesa, al pagamento di un censo annuo di 20 soldi lucchesi.
Nel 1214 Aldobrandino d'Este, marchese della Marca di Ancona, cedette Torre di Palme a Fermo. Una giurisdizione ribadita nel 1248 dal cardinale Raniero, legato della Marca d'Ancona. Tuttavia, solo l’anno dopo, gli abitanti di Torre di Palme, facevano solenne promessa di essere cittadini fermani. Nel 1252 Giovanni di Giacomo di Alberto e il nipote Giacomo, discendenti dei signori del castello, vendettero a Fermo la metà del girone di Torre di Palme (dov’è ora l’attuale piazza della Rocca), la parte più fortificata del castrum, andato poi demolito.
Dopo l'Unità d'Italia, in base all'allora legge che prevedeva che se non ci fossero più state le condizioni per mantenere l'autonomia comunale, i piccoli paesi dovevano annettersi al territorio del un comune più grande confinante con il loro territorio. Torre di Palme passò così nel 1877 sotto Fermo.

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