domenica 19 gennaio 2014

l mazzamurelli dei Sibillini

Anime del Purgatorio
Nelle notti, un brusco rumore, come se qualcuno colpisse le mura dell’abitazione, spaventava gli abitanti dei paesi dei Monti Sibillini. Erano i mazzamurelli. La scrittrice Caterina Pigorini-Beri (Fontanellato, 1845 – Roma, 1924), in un’intervista fatta a una vecchia di Camerino (pur se distante da Fermo, il folclore è lo stesso), domandando chi erano i mazzamurelli, ottenne questa risposta: «Sono quelle benedett’anime, capisci?»[1]

Con «anime benedette» erano chiamati i morti condannati alle sofferenze del Purgatorio, che tornavano a far sentire la loro presenza ai vivi. Probabilmente, spaventando i vivi, volevano ricordare la loro condizione, chiedendo così messe in suffragio per la propria anima, in modo da accorciare la propria sofferenza. Caterina Pigorini-Beri in maniera troppo sbrigativa ha assimilato queste «benedett’anime» con i folletti del folclore romano detti mazzamurelli. Una tradizione poi ripresa da tanto letteratura, che ha finito per influenzare l’attuale immaginario collettivo. Il nome stesso di mazzamurelli non è per niente del nostro territorio, ma lo ha utilizzato Caterina Pigorini-Beri per «spiegare» cosa sono quelle «benedett’anime»).



[1] C. Pigorini-Beri, Costumi e superstizioni dell’Appennino marchigiano, S. Lapi tipografo-editore, Città di Castello 1889, p. 44.

Per un approfondimento rimando al testo di Raul Paciaroni, I Mazzumurelli a Sanseverino e altrove nelle Marche, Città di San Severino Marche, San Severino 2015.