mercoledì 5 febbraio 2014

La pieve di Sant'Angelo in Montespino a Montefortino

La pieve di Sant'Angelo in Montespino, a più di 800 metri s.l.m, è attestata in una donazione del 977, nella quale il vescovo di Femo Gaidulfo riservava per sé e per l’Episcopato fermano l’«ecclesiam et plebem Sancti Angeli cum cellis et dotibus et cum libris et orattoria et terris eius».
Nel 1064 il vescovo di Fermo Udalrico consacrò e dedicò la chiesa all’arcangelo Michele, ai martiri Pancrazio, Giorgio, Savino, Giuliano e a tutti i santi, come attestava una lapide murata in passato nella campata destra, presso l’altare maggiore, ora scomparsa ma conosciuta da una foto: †hoc altare c(on)secravit o(u)dalricus ep(iscopu)s in honore d(omi)ni n(ost)ri ihu [Iesu] xpi [Christi] et s(anctae) † [Crucis] et s(ancti) michahelis et s(ancti) pancratii mar(tiris) et s(ancti) g(eor)g(ii) mar(tiris) et s(ancti) savini m(a)r(tiris) et iuliani mar(tiris) et o(mn)iu(m) s(an)c(t)or(um) xvii k(alendas) aprilis anno ab incarnatione d(omi)ni mill(esimo) lxiiii episcopatu(s) sui vii feliciter amen.
Il pievano, a causa della lontananza dalla sede episcopale, sebbene dipendente dall’autorità vescovile, esercitava a suo nome i più ampi poteri ed aveva anche la facoltà di conferire liberamente più di 50 chiese o benefici ecclesiastici, semplici o con cura di anime, nei territori di Montefortino, Amandola, Montemonaco e Comunanza. Il privilegio venne conservato per tutto il xiii secolo, fino alla convenzione del 1301, redatta tra il vescovo di Fermo Alberico e il pievano Francesco, il quale privandosi di ogni facoltà, riservava per i pievani di Sant'Angelo in Montespino il solo il diritto di esigere qualche censo o canone dai rettori delle chiese e dei benefici passati all’Episcopato fermano.
La facciata della chiesa è preceduta da pronao semicircolare. Le absidi esterne, senza motivi decorativi, sono percorse da una teoria di archetti. Il campanile (xv secolo), addossato alla parte tergale, ma non inglobato nel corpo della chiesa, era utilizzato come torre di vedetta.
Nell’interno, a due navate concluse da absidi semicircolari aperte da tre monofore, il presbiterio è rialzato. L'altare è del xvii secolo.
La cripta, a tre navate, è coperta da volte a crociera. Le otto colonne, alte quasi 2 metri, sono formate da dieci rocchi diversi per diametro e materiali: granito, breccia rossa di Verona, marmo cipollino, verde antico e bianco di Carrara. In sei di queste i capitelli sono dell’età imperiale. Gli elementi provengono da almeno quattro differenti edifici d’epoca romana.

2 commenti:

  1. Ho visitato recentemente la Pieve ma non sono potuto entrare all'interno.
    Ho visto la cripta in alcune foto ed essa appare ben più antica della chiesa soprastante. Da che cosa si deduce la sua realizzazione nel VI secolo ?
    Sono mai stati effettuati scavi all'esterno in prossimità della chiesa ?
    Luigi (luifag@gmail.com)

    RispondiElimina
  2. Gentile Luigi. Nel mio testo non c'è la datazione al VI secolo, che ritengo "assurda". I documenti la attestano dal 977, non prima, e prenderei per buona la fondazione alla metà del X secolo da parte della diocesi di Fermo (il documento è un testo in cui vengono dati vari beni di pertinenza dell'Episcopato fermano in uso, ma specifica che rimane tra le sue proprietà la nostra pieve). Poi la struttura ha subìto dei rimaneggiamenti, probabilmente nel XIII secolo. La cripta difficilmente può essere ben più antica, anche perché l'utilizzo delle volte a crociera è attestato dal X secolo, quando i documenti parlano della nostra chiesa (l'utilizzo di materiali di recupero romani era prassi corrente nelle cripte). Scavi di archeologia medievale, non sono mai stati effettuati, in Italia la disciplina è ancora giovane. Come non sono stati realizzati mai scavi altri scavi archeologici. Saluti

    RispondiElimina