domenica 22 maggio 2022

Il Margutto

 Il Margutto è un fantoccio in legno di rovere degli inizi del XVI secoloutilizzato, in passato, durante la giostra dell’anello, tenuta per i festeggiamenti dell’Assunta. Nella gara i cavalieri dovevano infilare sulle loro lance degli anelli attaccati con un laccetto alla mano del fantoccioIl nome deriva da un personaggio presente nel poema Morgante maggiore, scritto da Luigi Pulci: un mezzogigante dalle membra «strane, orride e brutte», musulmano non praticante, figlio di un «papasso [addetto alla moschea] in Bursia [Bursa], là in Turchia», che aveva messo incinta una monaca greca. Fino all’inizio del XVII secolo nei documenti è attestato per la scultura il nome di inquintana, solo poi troviamo quello di Margutto[1].
Scrive Lucio Mariani: «Sopra il nome di margutte dato alla quintana di Fermo si sono create delle leggende strane quanto insulse: si è immaginata la esistenza di un Mario Gutti, mentre ognun sa che margutte è un nome comune dei saracini o quintane del medio evo. Quello di Fermo […] è una statua in legno di un guerriero di grandezza naturale, abbastanza rozza e guasta; sembra lavoro del secolo XV»[2]

giovedì 27 dicembre 2018

La Sibilla dell’Appennino: un testo apocalittico sull'età dello Spirito

Stando alla leggenda, una bellissima profetessa abita una grotta del Monte Sibilla, nella catena dei Sibillini, nell'Appennino umbro-marchigiano, lì relegata da Dio ad aspettare il Giudizio universale a causa della sua superbia. Avuta la premunizione dell'imminente incarnazione del Messia nel seno di una vergine, la nostra Sibilla credette di essere lei la prescelta[1]

Le Sibille nel mondo cristiano

Dal IV secolo, le Sibille, profetesse pagane ispirate da Apollo, erano state accolte nell’ortodossia cristiana quali veggenti annunciatrici della venuta di Cristo presso i gentili. L’apologeta cristiano Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio (Africa, 250 circa - Gallie, 317 circa), ricalcando il perduto canone di Marco Terenzio Varrone (Rieti, 116 a.C. - Roma, 27 a.C.), annoverava dieci sibille: Persica, Eritrea, Ellespontica, Frigia, Cimmeria, Libica, Delfica, Samia, Cumana e Tiburtina. La nostra Sibilla subì invece, rispetto alle altre, una sorta di processo di demonizzazione.

mercoledì 19 dicembre 2018

Le streghe della Marca meridionale: un caso di revivals


Tela di Salvator Rosa
Una delle credenze diffuse nella campagna della Marche meridionali era quella delle streghe, che la notte “bevevano” il sangue di neonati. Queste potevano assumere le sembianze di gatti, entrando così più facilmente nelle case. Luoghi frequentati dalle streghe per i loro raduni erano soprattutto boschetti. 
La scrittrice Caterina Pigorini-Beri, in un’intervista a una vecchia di Camerino, riporta le seguenti notizie sulle streghe:

Le streghe so’ triste tanto [molto cattive], signora mia. Sapessaste! Io non le ho viste mai, ma al venerdì notte fanno rumore su per le macchie [boscaglie]. Fanno tutti li versi meno che quello del cane: smiagolano, urlano, piangono come le creature. Ma il cane per loro è molto temoso [temuto][1].

sabato 27 ottobre 2018

Le leggende nelle Marche meridionali



La Sibilla dell’Appennino

Stando alla leggenda, una bellissima profetessa abita una grotta del Monte Sibilla, nella catehna dei Sibillini, nell'Appennino umbro-marchigiano, lì relegata da Dio ad aspettare il Giudizio universale a causa della sua superbia. Avuta la premunizione dell'imminente incarnazione del Messia nel seno di una vergine, la nostra Sibilla credette di essere lei la prescelta[1]

Le Sibille nel mondo cristiano

Dal IV secolo, le Sibille, profetesse pagane ispirate da Apollo, erano state accolte nell’ortodossia cristiana quali veggenti annunciatrici della venuta di Cristo presso i gentili. L’apologeta cristiano Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio (Africa, 250 circa - Gallie, 317 circa), ricalcando il perduto canone di Marco Terenzio Varrone (Rieti, 116 a.C. - Roma, 27 a.C.), annoverava dieci sibille: Persica, Eritrea, Ellespontica, Frigia, Cimmeria, Libica, Delfica, Samia, Cumana e Tiburtina. La nostra Sibilla subì invece, rispetto alle altre, una sorta di processo di demonizzazione.

lunedì 27 agosto 2018

Notizie varie su Fermo dalla Voce delle Marche - Fontana in piazza del Popolo di G. Sacconi- Statue Leopardi e Annibal Caro

Voce delle Marche 


18 agosto 1907

La statua di Leopardi

Domani si inizieranno, per incarico del Municipio. i lavori per il trasporto della statua di Leopardi dall'attuale posto allo spazio dinanzi al Liceo. Non si è ancora decisa l'ubicazione della statua di Annibal Caro.

16 gennaio 1909 

Per la statua di Annibal Caro

Si è fatto lo scavo innanzi al nostro Liceo Classico per collocarvi la statua di Annibal Caro, da cui esso prende nome, asportata dalla Via XX Settembre con quella di Giacomo Leopardi. Questa sarà collocata nello spazio di fronte alle cosiddette Pisciarelle.
E' da lodare assai tale determinazione del nostro Municipio che provvede così alla sistemazione di quelle due  schifose vasche ove l'acqua stagna da qualche secolo.


giovedì 1 marzo 2018

Il poeta ebreo Immanuel Romano a Fermo

Prima del 1331 morì a Fermo il poeta ebreo Immanuel, figlio di Rabbi Salamone Sifronide, nato nel 1265 circa a Roma, autore del Makhabberoth un poema in ebraico suddiviso in ventotto sezioni, di cui l'ultima, che presenta la descrizione dell'Inferno, riprende la Commedia di Dante Alighieri. Il poeta girovago, attestato in varie città della Penisola, raggiunse in vecchiaia Fermo, dov’era un’importante comunitò ebraica. 



sabato 23 settembre 2017

Fermo. Storia artistica della città del Girfalco

Molti post di questo blog, rielaborati e rivisti, sono ora in questo testo, uscito in questo mese del 2017.


venerdì 18 agosto 2017

I giorni festivi a Fermo nel Cinquecento secondo gli Statuti comunali

San Savino, comprotettore di Fermo, scultura settecentesca
Stando agli Statuti comunali i giorni festivi in città erano: le domeniche, tutte le festività dedicate alla Madre di Dio, in particolare quella dell’Assunta (15 agosto), patrona cittadina, e il giorno di San Savino, comprotettore di Fermo («cuius corpus in hac civitate requiescit»).

venerdì 16 giugno 2017

Un perduta tavola fermana di Francesco di Gentile da Fabriano


Nella cattedrale dell'Assunta di Fermo era conservata una tavola rappresentante la Visitazione riferita a Francesco di Gentile da Fabriano. L'ultima volta ch'era stata vista in città, dov'è conservata una copia e un disegno, era collocata presso la chiesa dei Domenicani (Crowe e Cavalcaselle (1)). 


Da un contributo del 1921 di Catharine W. Pierce (2), sappiamo che la nostra tavola era collocata nel castello Bracciano. Pubblichiamo la foto tratta dal contribuito della studiosa. Già Sandra Di Provvido nel 2006 ricordava come la tavola era stata segnalata dal Berenson presso il castello di Bracciano. Scrive la studiosa: "[il dipinto] passò poi in casa De Minicis e fu riprodotto da Pacifico Mori [pittore fermano, poi trasferitosi a Roma] in un disegno, segnalato da Luigi Dania, conservato nella biblioteca comunale di Fermo [dove tuttora si trova]" (3).

giovedì 17 novembre 2016

I resti di fonte di Lelia a palazzo Vinci in piazza Ostilio Ricci a Fermo - data pubblicazione 17/11/2016

Fin dal Medioevo, fuori porta Santa Caterina a Fermo, una fonte assicurava acqua ai Fermani, perlomeno fino ai primi anni del XIX. Di questa costruzione scrive per primo Amico Ricci trascrivendo l’iscrizione[1], datandola erroneamente al 1280[2]:

ANNO MILLENO CEMTUM BIS. ET OCTOQUE DENO. CUM SEXTUM STANTE QUINTILI MENSE MORANTE. HIC. FONS. EST. FACTUS CUM MARIS. EST PERACTIS, CUM FIRMO. PRAESTAS. VENERANDA POTESTAS. QUIRINORUM DOMINUS. THOMAS. VENETORUM.

Più accurata è la descrizione che ne dà Raffaele De Minicis: 

lunedì 30 novembre 2015

Le opere fermane riferite al pittore tardogotico Jacobello di Bonomo


Polittico di Torre di Palme (rubato)
Il pittore veneziano Jacobello di Bonomo, documentato dal 1375 al 1385,  probabilmente formatosi nell’ambito di Lorenzo Veneziano, è conosciuto attraverso un polittico a Santarcangelo di Romagna da lui firmato e datato 1385, adesso nella collegiata, ma realizzato per la demolita chiesa dei Francescani.

Al pittore è stato attribuito il polittico, un tempo nella chiesa di Santa Maria a Mare a Torre di Palme (frazione di Fermo), rubato nel 1921[1], mai più ritrovato (attribuzione rigettata a favore di un anonimo artista al quale è stato dato il nome di comodo di Maestro del polittico di Torre di Palme [Pietro di Nicolò, Venezia, documentato dal 1365 al 1399?]).

lunedì 20 aprile 2015

La chiesa di San Francesco a Montefortino

La chiesa di San Francesco a Montefortino venne ricostruita nel 1550. I lavori, affidati al maestro Bartolomeo Lombardo, comportarono il totale rifacimento della costruzione, allora amministrata dai Minori Osservanti.

lunedì 23 marzo 2015

Il priorato dei Santi Filippo e Giacomo e gli affreschi nella cripta di Sant'Ugo a Montegranaro

Il priorato dei Santi Filippo e Giacomo, in via dei Volontari del 1866, venne rimaneggiato negli anni 1760. L’altare maggiore, in stucco marmorizzato, ha tabernacolo ligneo dorato. La cripta dell'edificio era fino al 1760 la chiesa di Sant'Ugo. L'interno è una stretta navata, coperta da volta a botte. Lungo le pareti sono una serie di affreschi, in parte staccati.

lunedì 16 marzo 2015

L'allegoria della regione Marche secondo Cesare Ripa

Marca

Si dipinge in forma di una donna bella e di virile aspetto che con la destra mano si appoggi ad una targa attraversata di arme di asta, coll’elmo in capo e sopra il cimiero abbia un pico [picchio] e colla sinistra mano tenga un mazzo di spighe di grano, in atto di porgerle; ed appresso a lei vi sarà un cane.

Si rappresenta bella, per la vaghezza della provincia, molto bene distinta dalla natura in valli, colli, piani, rivi e fiumi che per tutto la irrigano e la rendono oltre modo vaga e bella.
Si dipinge di virile aspetto con una mano appoggiata alla targa ed altre armi, per mostrare li buoni soldati che da essa provincia escono.
Le si mette per cimiero il pico, arme di questa regione, essendoché il pico uccello di Marte fusse guidato e andassi avanti le legioni de’ Sabini [Piceni] e quelle nella Marca conducesse ad essere colonia di provincia, e per questo fu detta a tempo dei Romani la Marca «Ager Picenus», come ben descrive assai in un breve elogio il sig. Isidoro Ruberto, nella bellissima e maravigliosa Galleria di Palazzo nel Vaticano fatta far da Gregorio papa XIII di felicissima memoria [Galleria delle carte geografiche], nella qual fu di molto aiuto il reverendissimo padre Ignatio Danti perugino e vescovo d’Alatri [geografo domenicano], che e n’ebbe suprema cura da sua beatitudine; e l’elogio fu questo: «Ager Picenus, ager dictus est propter fertilitatem, Picenus a Pico Martis, ut Straboni placet, nam annona, et militibus abundat, quibus saepe Romam, caeterasque Italiae, Europaeque partes iuvit».

domenica 15 marzo 2015

La chiesa di Santa Maria delle Grazie in frazione Monteverde di Montegiorgio

La chiesa di Santa Maria delle Grazie (XVIII secolo), in frazione Monteverde di Montegiorgio, ha facciata, preceduta da un’ampia scalinata a ventaglio,  compresa entro pilastri angolari su alte basi. Il prospetto, aperto da portale e finestra rettangolare, è chiuso da timpano triangolare. La torre campanaria  è conclusa da semplice cuspide.

martedì 10 marzo 2015

La chiesa di San Claudio a Campiglione


In contrada Campiglione, al chilometro 14 della S.S. 210, accanto al parco della scuola materna, troviamo l’ex chiesa di San Claudio, che stando ad una data incisa in un mattone della facciata sembra essere stata costruita nel 1810. L’edificio era annesso a una villa privata di campagna, demolita alla metà degli anni ’70 del secolo scorso, per costruire l’attuale Scuola materna.

sabato 28 febbraio 2015

La storia di Fermo scritta dall'avvocato Gaetano De Minicis per "ricordare" al Governo italiano come la città era la più indicata a mantenere il capoluogo di Provincia

BREVI NOTIZIE STORICHE DELLA CITTÀ DI FERMO PER L’AVVOCATO GAETANO DE MINICIS. 
Dalla Memoria «Al Primo Parlamento Italiano per la Città e Provincia di Fermo».

BREVI NOTIZIE STORICHE DELLA CITTÀ DI FERMO

Origine di Fermo

La fondazione di Fermo rimane ascosa nelle tenebre della più remota antichità. Sappiamo solo tanto dagli storici, che i Sabini partiti dalle loro terre venissero a popolare le contrade del Piceno circa ai tempi della fondazione di Roma, e che dall’arrivo dei Sabini all’occupazione romana vi fosse uno spazio di oltre cinque secoli, in cui poté Fermo esser dai Piceni fabbricata. E che la città nostra in tale epoca fosse una delle più nobili, e grandi del Piceno, se altro indizio non fosse, quello solo saria bastante dell’essersi fra tutte scelta ad accogliere la prima colonia romana trapiantata in questa regione, e dall’aver avuto il diritto della monetazione; del che fanno fede le due monete gravi [monete fuse in bronzo tra il IV secolo a.C. e il III secolo a.C. nell'Italia centrale], cioè il triobolo e il diobolo con chiara la leggenda FIRmum in esse improntata: conciosiaché i Romani non concedevano mai tale eminente diritto ai popoli italiani da lor debellati, se non a quelle città più popolose ed illustri.

Fermo nel 1778. Una sua descrizione e una prima narrazione delle sue vicende storiche

«Fermo, Lat. Firmana, anticamente Firmum Picenum, città posta tre miglia lontano dal Mare Adriatico. Il suo giro all’intorno è di circa due miglia e mezzo e contiene 14.000 e più abitanti. Sisto V eresse la sua Chiesa in Arcivescovado, a cui subordinò i quattro vescovi di S. Severino, di Macerata e Tolentino, di Ripatransona [Ripatransone] e di Montalto.

lunedì 23 febbraio 2015

Elenco dei governatori fermani dal 1550 al 1802


Per l’elenco dei governatori di Fermo mi sono attenuto a quello redatto in Christoph Weber (a cura di), Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Sussidi 7), Ministero per i Beni culturali e ambientali Ufficio centrale per i Beni archivistici, Roma 1994, pp. 240-248, al quale rimando, che riprende in parte la lista già pubblicata nella Guida del Curi (utilizzando le stesse fonti). 

martedì 17 febbraio 2015

I culti oracolari negli Appennini in età romana

Per lo scrittore romano Svetonio, nel 69 d.C. Vitellio, dopo la cosiddetta prima battaglia di Bedriaco, celebrò un pervigilium (una veglia) su un valico degli Appennini. Stando a una notizia di Trebellio Pollione nell’Historia Augusta, una raccolta di biografie di imperatori da Adriano a Numeriano, Claudio II il Gotico (imperatore dal 268 d.C. al 270 d.C.) consultò un qualche oracolo nell’Appennino. 


mercoledì 28 gennaio 2015

Una delle più antiche immagini della Madonna del Pianto a Fermo

Una delle più antiche immagini della Madonna del Pianto a Fermo (la didascalia è sbagliata). 






L'incisione, firmata F. P. (Francesco Petroncini, incisore faentino di origine brisighellese, vissuto tra il 1815 e il 1873), è tratta dalla traduzione italiana realizzata dal sacerdote veronese Agostino Zanella dell’Atlas Marianus sive de imaginibus Deiparae per orbem christianum miraculosis (XVII secolo) del'gesuita tedesco Guilielmus Gumppenberg, stampata tra il 1839 e il 1845 in più volumi a Verona col titolo di Atlante mariano ossia origine delle immagini miracolose della B.V. Maria venerate in tutte le parti del mondo, troviamo le prime notizie sulla Madonna del Pianto di Fermo, riportate quale aggiunta curata dal sacerdote veronese Agostino Zanella, che «completò» il volume seicentesco con altre immagina prodigiose della Vergine fino alla metà circa del XIX secolo, servendosi delle più disparate fonti. 

Per l'immagine sbagliata pubblicata nell'Atlante vedi quiVedi anche Il santuario del Pianto.

venerdì 28 novembre 2014

Il Centro Studi della Polizia di Stato a Fermo

L’ex Centro Studi della Polizia di Stato nacque con il nome Collegio per gli Orfani della Pubblica Sicurezza (COPS), per interessamento del generale Cesare Galli. 
Il 2 marzo 1958 avvenne la posa della prima pietra(1). I lavori durarono circa due anni. I progettisti erano: Luciano Fratini, Riccardo Leoni e Mario Messina. 

sabato 22 novembre 2014

I possessi farfensi a Montalto delle Marche

Nel 1118 tra i beni confermati all'abbazia di Farfa in un diploma rilasciato nel 1118 da Enrico V compare il castello di Montem Altum. Nello stesso documento troviamo anche il castello di Montem Patricium, acquistato dall'abate Berrado III (1099-1119), che per Delio Pacini doveva trovarsi nei pressi di Montalto delle Marche (p. 425).

I possessi farfensi nel territorio di Force

Nel 1051 papa Leone IX in diploma di conferma dei beni farfensi nella Marca nomina il castello di Force. Nel 1096 Mainardo di Brictolo cedette a Farfa il castello di Collis Macri (Colle Taddeo), con la chiesa di Santa Maria, parte della chiesa di Santa Maria di Bolognano e della chiesa di San Pietro e 1/4 del castello di San Giovanni (contrada San Giovanni).
Negli anni 1083-84 Carbone di Bonino aveva donato a Farfa altri beni nello stesso Collis Macer et in Beloniano (contrada Bolognano) et in Caprilia (fosso Capriglia), tutti confermati tra i beni dell'abbazia in un diploma rilasciato nel 1118 da Enrico V[1].

I possessi farfensi nel territorio di Montefalcone Appennino

La curtis Montisfalconis compare tra i possessi dell'abbazia di Farfa fin dal 930-936. Nel 1152 l’abate di Farfa Berardo V, con il consenso dei monaci di Farfa, concedette ai confratelli di Santa Vittoria ampi beni, tra i quali la corte di Montefalcone.
Nel 1113 l'abate Berardo III concesse in enfiteusi a Bonuccio di Berardo alcune terre in vocabulo Casalis (contrada Casali, a Force) e Caesae (contrada Cese, a Force), e in Comatica (contrada Cmutica a Montefalcone Appennino) et ad Sanctum Angelum (contrada Sant'Angelo a Force). Nel 1115 lo stesso abate cedette ai fratelli Boderocco e Bonifazio in cambio del castellare di Caprafico a Santa Vittoria alcune terre in località Prata et Casciano e in vocabolo Colle di Poggio, per permettere a questi di costruire un castello, che dopo la loro morte sarebbe passato alla giurisdizione dell'abbazia di Farfa.

I possessi farfensi nel territorio di Comunanza

Tra la fine dell'viii e il ix secolo sono attestati in quello che era il rivum Merdarius, l'attuale fosso delle Cucciole a Comunanza, alcune famiglie di contadini, tutti dipendenti dall'abbazia di Farfa: Oupulus e sua moglie Truda, insieme ai figli: Rodipertus, Attula, Goda e Maria. Druncus e sua moglie Teuderada, insieme ai figli: Dominica e Teudaldi. La madre Auderata e i figli: Allulo e Lupualdo. Baiulinus e sua moglie Aleperga, insieme ai figli: Ildulus, Martinus, Ursus, Teuderadus, Rosa, Rodiperga e Teuderada.

I possessi farfensi nel territorio di Amandola

L’abbazia di Farfa possedeva alcuni bene nel territorio del comune di Amandola. Nella lista dei beni usurpati a Farfa redatta intono al 1070 da Gisone, figura il castello quod Annianellum vocatur, donato a Farfa dal conte Alcherio, peraltro già attestato fin dal 1014.

I possessi farfensi nel territorio di Montegallo (AP)

Montegallo è costituito da un insieme di frazioni: Abetito, Astorara, Balzetto, Balzo, Bisignano, Casale, Castro, Colle, Collefratte, Colleluce, Collicello, Corbara, Fonditore, Forca, Interprète, Migliarelli, Piano, Pistrino, Propezzano, Rigo, Santa Maria in Lapide, Uscerno e Vallorsara.
Nella valle del Rio troviamo la chiesa di Santa Maria in Lapide, attestata insieme al suo monastero tra le proprietà dell'abbazia di Farfa in un privilegio concesse da papa Innocenzo nel 1198.
La chiesa venne ricostruita però nel xv secolo. Durante quei lavori dovrebbe essere stato capovolto l'orientamento dell'edificio. Tant'è che nell'abside è presentare un rosone tardogotico, che Furio Cappelli ha accostato ai modelli di Benedetto da Maiano. L'interno è ad aula unica, con transetto all'incrocio dei bracci. Il presbiterio è decorato da affreschi. Della chiesa più antica rimane solo la cripta del IX secolo.
Non lontano da questo monastero è attesta il castello  di Mons Sanctae Mariae in Gallo, abbandonao nel xvi secolo, per essere ricostruito più in basso, dov'è adesso frazione Balzo (sede amministrativa del comune di Montegallo). Del castello non rimane nulla, se non un cisterna ipogea, coperata da volta a botte, scavata nella pietra spugna.

venerdì 21 novembre 2014

Possessi farfensi a Monsampietro Morico

In piazza Malugero Melo troviamo la chiesa dei Santi Pietro e Antonio Abate, ricostruita nel 1639, su una chiesa pare di fondazione farfense. Nel 1792 sono stati realizzati gli stucchi della facciata.

In frazione Sant’Elpidio Morico


Lungo la strada per Montelparo troviamo la chiesa di Sant'Emidio (seconda metà xiii secolo), attestata nel 1295 tra i censuari dell’abbazia di Farfa (Pacini, p. 311). L’edificio, riadattato nel xviii secolo a chiesa rurale, è stato rimaneggiato un’ultima volta nel xix secolo.

giovedì 20 novembre 2014

I possessi farfensi nel territorio di Monte Vidon Combatte

Nell'attuale comune di Monte Vidon Combatte Farfa possedeva alcuni beni. Nel luglio 960 l’abate Ildebrando concesse a terza generazione più di 2.000 moggi di terra a Trasperto d’Ingelperto. Tra i toponimi attestati nel documento sono: l’aecclesiam Sancti Maroti, Morretiano, Valle Scrira e Sanctum Proculum, corrispondenti a San Marone, Marazzano, Valle Scura e San Procolo: tutte contrade a Monte Vidon Combatte. 

mercoledì 19 novembre 2014

I possessi farfensi a Rotella (AP)

Nel 1069 il vescovo di Ascoli Bernardo confermò all'abate di Farfa Berardo un non meglio identificato monastero di San Salvatore e la pieve di San Flaviano a Rovetino (Pacini p. 401), della quale però non è rimasto nulla.
Nel 1084 tra i beni di Farfa elencati in un diploma di Enrico IV  è per la prima volta attestato il castello di Rotella, con il monastero di San Lorenzo al Polesio, confermato all'abbazia in un diploma rilasciato nel 1118 da Enrico V.
Nel 1111 Carbone di Alberto cedette all'abate Berardo III il castello di Rovettino, e portionem de castro de Terra Talliata.
Rotella si assoggettò ad Ascoli nel 1318. La torre dell'orologio fino al xviii secolo era il campanile della chiesa di Santa Maria e Lorenzo, progettata nel xviii secolo da Lazzaro Giosafatti. Nel 1775 parte dell'abitato crollò a causa di una piena del torrente Oste. Della chiesa di Santa Maria e Lorenzo, rimase in piedi solo il campanile, trasformato in torre dell'orologio.

I possessi farfensi a Montedinove (AP)

Nel 1039 Longino di Azzone donò all'abbazia il castello di Offida, una porzione di Porchia (frazione di Montalto Marche), una quota di Ripa (forse quel Ripa Pasciani attestato in altri documenti), il castrum di Cossignano, l’altra metà di Scùlcola, una quota di Montecretaccio (nel territorio di San Benedetto del Tronto) con la metà del porto, il castellum de Insula aedificatum iuxta fluvium Tesinum cum aecclesia Sancte Mariae [Santa Maria de Celllis, ampiamente rimaneggiata] in ipso castello aedificata.

venerdì 14 novembre 2014

I possessi farfensi nel territorio di Monte Rinaldo

Nel 1192 il castrum Mons Rainaldi compare tra i censuari del monastero di Santa Vittoria. Il castello si assoggettò a Fermo non oltre il 22 settembre 1355, quando il castrum Podii Raynaldi era chiamato in quella città dal cardinale Gil Albornoz per prestare il giuramento di fedeltà a Fermo.
In contrada Bucchiano troviamo la chiesa di Santa Maria di Montorso , di probabile fondazione farfense, dal momento che la nomina del suo rettore spettava al priore di Santa Vittoria.
L'edificio è in pessimo stato, quasi un rudere diroccato. Nella facciata principale si erge un campanile a vela. L’interno era ad aula unica. 

La fonte del Latte a Santa Vittoria in Matenano

La fonte del Latte, presso la quale la tradizione vuole che i monaci farfensi sostassero il 20 giugno 934, nel corso della traslazione nel castello del corpo di santa Vittoria, la troviamo a Santa Vittoria in Matenano. Sempre stando alla tradizione, sembra che i monaci assistettero alla prodigiosa emersione di una fonte d’acqua, da allora ritenuta miracolosa per le puerpere prive di latte. 

domenica 9 novembre 2014

I possessi farfensi a Petritoli

Nel comune di Petritoli sono attestati alcuni possessi di Farfa. Nel 960 l’abate Ildebrando concesse a terza generazione più di 2.000 moggi a Trasperto d’Ingelperto in diversi fondi, tra i quali quello di Pretitulo.
Nel 978 Suppone di Transarico cedette all'abate di Farfa Giovanni alcuni beni in loco qui dicitur Miliarius et in Pila, ad vocabulum Bulsianum (quest'ultima una contrada di Petritoli, non lontana dal santuario della Liberata).
Nel dicembre 1055 Transarico, figlio di Transarico, donò pro redemptione animae all’Episcopato di Fermo la sua giurisdizione su 1/3 del castrum Petrituli.
Nello stesso tempo, la madre Amata, donò i beni che le appartenevano per morgengab, tra cui la sua parte del castello di Petritoli al vescovo di Fermo Ulderico.
Il 27 gennaio 1181 Gentile e Trasmondo, figli di Ugo, e Ascaro, figlio di Gualfredo, cedettero a Trasmondo di Cecilia, 1/3 della terra del castello di Petritoli, ovvero quantum necesse fuerit pro edificatione castelli, che stando al documento per Lucio Tomei sembra essere stato distrutto. Nel 1191 Transarico, abate del monastero di San Pietro in Valle, concesse a terza generazione a Trasmondo, figlio di Giberto, del vicino castello di Cecilia (in territorio di Petritoli), e alla moglie Dinambra, la quota che il monastero deteneva sul castello di Petritoli.
Fermo entrò in possesso della giurisdizione sul castello solo nel 1252, quando, espugnato dall’imperatore Federico II, Petritoli fu ceduto alla città.

La pieve di San Marco a Ponzano di Fermo

Nel territorio del comune di Ponzano di Fermo troviamo la pieve di San Marco, edificio di fondazione farfense, poi passato all'Episcopato di Fermo.
Nel 1059 Longino, detto Brittolo, figlio del fu Adalberto, detto Massarello, donò pro anima al vescovo di Fermo Ulderico, alcuni beni non lontani dal castello di Pontiano, ceduto il 10 giugno 1214 dal marchese della Marca di Ancona Aldobrandino cedette il castrum Ponzani al Comune di Fermo. In quel periodo che il castello inglobò le pertinentiae del castrum Sanctae Mariae Matris Domini, eretto sul colle antistante la chiesa di Santa Maria Mater Domini (attuale pieve di San Marco), dov’era la chiesa rurale di San Martino.
La chiesa di San Marco, l’antica plebs Sanctae Mariae Matris Domini, si trova a non più di 500 metri da Ponzano di Fermo. Tra i beni dell’abbazia di Farfa dissipati dall’abate Ildebrando (936-962) figura la curtis Sanctae Mariae Matris Domini. Della plebs si era poi impadronito l’Episcopato di Fermo, per lo meno prima del 1062. In quell’anno, infatti, il vescovo Ulderico cedette a Longino di Suppone alcuni beni nell’attuale territorio di Ponzano di Fermo, riservandosi però la: “plebe beate Sancte Marie Matris Domini cum omni sua rebus”.

Il priorato di Santa Maria dell’Olmo, l'oratorio di San Michele Arcangelo e la badia dei Santi Flaviano e Biagio a Monterubbiano

In largo Vito troviamo il priorato di Santa Maria dell’Olmo, eretto nel xii secolo. L’attuale aspetto dell’edificio, però, si deve ad una ristrutturazione del 1808, quando furono apportate profonde modifiche che portarono alla trasformazione dell’antica struttura a due navate, in un’aula unica in stile neoclassico. Durante quei lavori si dovette allungare l’edificio sacro di circa 8 metri. La decorazione pittorica è stata rinnovata nel 1946.

Gli affreschi della chiesa dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista a Monterubbiano

Tornati su corso Italia, in largo Garulli, si trova la chiesa dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista (prima metà xiii sec.). Il portale è datato 1238. L’iscrizione si trova alla base della lunetta: a(nnus) d(omini) mccxxxviii die x mensis martii dorus gualterius fec(it) fieri h(oc) opus mag(istri) berard(us) et act(us).
La chiesa, a navata unica, è stata portata a due navate fra il xiv ed il xv secolo. Alla fine del xviii secolo l’antico portale fu spostato all’inizio del fianco destro. Allo stesso tempo fu chiusa la navata laterale, con la tamponatura delle arcate di divisione. Nella seconda metà del xix secolo, al posto della torre campanaria, è stata eretta una piccola vela.
L’interno, coperto a capriate lignee (1991-92), è a due navate, spartite da arcate a tutto sesto rette da colonne. Il pittore, per Giuseppe Crocetti, dovrebbe aver lavorato anche nella chiesa di San Giovanni a Monterubbiano, eretta dopo la pestilenza del 1462.

Gli affreschi dell'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria a Smerillo

Nell'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria (fine xiii secolo - inizi xiv secolo) troviamo affreschi. L’edificio era stato eretto su un terreno donato pro anima ai canonici lateranensi: è per questo che la chiesa ebbe sempre l’obbligo di chiedere la bolla di approvazione al Capitolo Lateranense, al quale doveva pagare ogni anno a titolo di ricognizione una libbra di pepe. Tuttavia, entro il 1387, Santa Caterina passò in patronato al comune di Smerillo.

sabato 8 novembre 2014

I possessi farfensi nella città di Fermo

I farfensi avevano dei possessi nella città di Fermo. Di questi, una volta usurpati dall'Episcopato fermano, non rimase nulla, anche perché si decise di cancellare ogni memoria di un qualche possesso farfense nella città di Fermo.
Da un diploma del 815 rilasciato all’abbazia di Farfa dall’imperatore Ludovico, sappiamo che Carlo Magno aveva confermato all’abbazia di Farfa il possesso del monasterium quod vocatur Sancti Silvestri vel Sanctae Marinae. Per Delio Pacini il monastero doveva trovarsi in contrada Montemarino a Fermo, dov'è la chiesa di San Marino, non lontano da quella di San Silvestro, attestata nel 1227 non lontano dalla chiesa di San Nicola, che ha lasciato la memoria alla contrada San Nicolò tra Montesecco e Capodarco [1].
Nel 967, in un diploma rilasciato da Ottone I, è attestata la curtis Sancti Salvatoris suptus muros civitatis. La corte doveva trovarsi dov'è l'attuale contrada San Salvatore. La chiesa sarebbe stata poi trasferita entro le mura (attuale chiesa San Martino).
Nello stesso documento è ricordata la curtis Sancti Silvestri intra civitatem. Nella lista dei beni farfensi usurpati all’abbazia, redatta da Gregorio di Catino, entro il primo quarto dell’xi secolo, tra quelli nella città di Fermo, è attestata l’ecclesia Sancti Silvestri infra civitatem Firmanam. Una chiesa con questo titolo sembra sorgesse in località Montesecco (frazione Capodarco), stando ad un documento redatto nel 1227.

I possessi farfensi nel territorio di Montefortino (FM)

In località Menderella, su un colle prospiciente il fiume Aso, troviamo la chiesa di Santa Maria. Nella lista dei beni usurpati a Farfa redatta intono al 1020 da Gisone, tra le terre tenute da Iohannes Bufetta cum suis consortibus è attestata la curtem Monaciscam in Manilla prope flumen Asum, l’attuale contrada Monacisco, nella frazione Santa Lucia in Consilvano. Il toponimo Manilla corrisponderebbe all’attuale chiesa di Santa Maria della Menderella o Manerella. La semplice facciata a capanna è aperta da portale arcuato. Il campanile è a vela. L’interno è ad aula unica.

I possessi farfensi nel territorio di Offida (AP)


Prima del 920 il chierico Giovanni, figlio di Galitrude, donò pro redemptione animae al monastero di Santa Maria di Farfa la curtis nuncupata Ophida
Nel 998 è attestato per la prima volta il castrum Offida, donato nel 1039 da Longino di Azzone all’abbazia di FarfaDurante gli anni dell'abate Berardo III (1099-1119) sono attestate per la prima volta nel castello le istituzioni comunali.

I possessi farfensi nel territorio di Montemonaco (AP)

La chiesa di San Giorgio all'Isola

la chiesa di San Giorgio all'Isola, non lontano dal fiume Aso è di fondazione farfense. Sappiamo che nel 996 l'abate di Farfa Giovanni III cedette a Benedetto di Lupone la chiesa di "Sancti Georgii destructam in loco qui dicitur Cerquitus, ad flumen Asum, et vocabulo Ferrarium", dietro il canone annuo di 12 denari da versare al monastero farfense di Santa Vittoria in Matenano.
La torre campanaria dell'edificio è in facciata. L'interno è a due navate. L'affresco dell'altare maggiore, rappresentante i Santi Giorgio, Martino, Pietro, Paolo, Sebastiano e Vittoria, è datato 1535.



sabato 18 ottobre 2014

Gli affreschi della chiesa di San Procolo a Monte Vindon Combatte

Nella chiesa di San Procolo a Monte Vidon Combatte sono alcuni affreschi votivi. Nella parete di fronte all’entra, da sinistra sono affrescate alcuni immagini si santi. Nella zona superiore, delimitate da una cornice gotica, troviamo, partendo da sinistra: una Madonna col Bambino, un San Sebastiano, un San Leonardo, e una Madonna col Bambino. Nella stessa parete, ma in un pannello rialzato di circa 40 cm, san Giacomo Apostolo e San Procolo

La Scuola d'Arte di Fermo

Nel 1959 l’architetto fermano Umberto Preziotti ottenne dal Ministero della Pubblica Istruzione di poter aprire a Fermo una Scuola d’arte, per la formazione di capaci maestri artigiani nelle cosiddette arti minori, che potessero acquisire conoscenze più «moderne» (tanti trovarono lavoro anche come designer nell’industria italiana).

giovedì 17 luglio 2014

La chiesa di San Marco a Ponzano di Fermo


La chiesa di San Marco a Ponzano di Fermo, di forme romaniche, la troviamo fuori dall'abitato. La bassa facciata è tripartita da lesene. La torre, nel prospetto, venne ricostruita nel xvii secolo.
L’interno è a tre navate, partite da pilastri. Tuttavia, tra la penultima e l’ultima campata, la partizione è data da colonne. La navata centrale, coperta da capriate lignee, ha sei campate.

venerdì 11 luglio 2014

La chiesa del Santissimo Rosario a Porto San Giorgio


La chiesa del Santissimo Rosario, in piazzale Don Celso Giardinà a Porto San Giorgio,  eretta nel 1728, ha facciata, tripartita da lesene binate su basamento, aperta da portale a timpano triangolare. L’attico è raccordato da due volute laterali. 

giovedì 10 luglio 2014

La chiesa di San Paolo a Monsampietro Morico


Nel Cimitero comunale di Monsampietro Morico, adesso utilizzata come cappella funeraria, troviamo la chiesa di San Paolo realizzata nel XIII secolo in forme romaniche. 

sabato 5 luglio 2014

La collegiata dei Santi Giovanni Battista e Benedetto Abate a Montegiorgio


In via Passari a Montegiorgio, salita una breve rampa di scale, troviamo la collegiata dei Santi Giovanni Battista e Benedetto Abate. L’attuale costruzione venne iniziata nel 1782. In quello stesso anno l’arcivescovo di Fermo Andrea Minucci autorizzò la posa della prima pietra. L'edificio venne aperto nel 1789. Nel 1807 la chiesa venne eretta a collegiata. Nel 1824 venne deciso di rifare la volta, allora in precarie condizioni. I lavori, affidati al capomastro Antonio Ferrantini, vennero compiuti nel 1826. Per ampliare l'edificio, vennero sfondati i muri delle cappelle laterali, creando così due strette navate. Nel 1856 venne rifatto il coro, demolendo il vecchio altare ottocentesco.

venerdì 4 luglio 2014

La chiesa di Santa Chiara a Montegiorgio


La chiesa di Santa Chiara a Montegiorgio era un'antica proprietà farfense, passata poi al comune, che nel xv secolo la cedette alle Clarisse. Il coro venne rifatto nel 1786. L'edificio venne ricostruito negli anni 1828-29. Entro quest'ultimo anno, erano terminati i tre altari, intagliati da Giovanni Morelli.

mercoledì 2 luglio 2014

Il castrum di Sant’Andrea a Mare (nel territorio di Cupra Marittima)

Il castrum Sancti Andreae ad Mare, dal XIX secolo unito al territorio di Cupra Marittima, era nel XII secolo giurisdizione dei fratelli Rinaldo e Crescenzio, appartenenti a un ramo dei conti Bonifaci. Entro il 1287 Fermo acquistò da vari signori di Sant'Andrea a Mare ogni giurisdizione sul castrum (del quale rimangono alcune rovine)[1].

Il castrum Poggio Santa Lucia (nel territorio di Mogliano)

Nel 1110 il vescovo di Fermo Azzo dette a Gerardo, del quale non sappiamo altro che il nome, in cambio di alcuni beni, 200 moggi di terra nel Poggio di Santa Lucia (nel territorio di Mogliano), dandogli inoltre la facoltà di costruirvi un castrum, donato nel 1187 da Andrea di Attone di Gerardo al presule fermano Presbitero

martedì 1 luglio 2014

Breve storia di Sant’Angelo in Pontano

Nel XII secolo il castrum Sancti Angeli in Pontano apparteneva ai signori laici. Nel 1252 re Manfredi confiscò Sant'Angelo in Pontano a Bove, Rinaldo e Tommaso, figli di Trasmondo di Trasmondo, per essere passati dalla parte della Chiesa. In poco tempo, gli abitanti del castrum approfittarono della situazione per istituire un proprio Comune. Nel 1263, Corrado Capece, vicario di re Manfredi, dette Sant’Angelo in Pontano a Rinaldo di Brunforte

lunedì 30 giugno 2014

Breve storia di San Benedetto del Tronto

Nel 1146 Berardo e Attone, signori del  castello di Acquaviva, fondarono, alla foce del torrente Albula, il castrum Sancti Benedicti in Albula, fortificando la pieve di San Benedetto (tuttora esistente, seppur ampiamente rimaneggiata nel XVIII secolo su progetto dell'architetto Pietro Augustoni). Tra il 1280 e il 1292 Fermo acquistò dai vari rami dei signori di Acquaviva ogni loro giurisdizione su San Benedetto (Vedi L. Tomei Il Comune a Fermo cit.).

domenica 29 giugno 2014

Breve storia di Cupra Marittima

Dalla fine del secolo X il conte Tasselgardo era il signore dei castra di Marano (attuale Cupra Marittima), Penna (nel territorio di Ripatransone), Gabbiano (nel territorio di Ripatransone) e Rofiano (nel territorio di Ripatransone). 
Nel 1200 Il vescovo di Fermo Presbitero, allora signore di Marano, diedi agli abitanti del castrum la possibilità di eleggere dei propri consoli (poco prima, nel 1194, gli ultimi discendenti di Tasselgardo avena dato la possibilità di istituire un Comune. Nel 1254 Fermo assoggettò alla sua giurisdizione il comune di Marano (Vedi L. Tomei Il Comune a Fermo cit.)

sabato 28 giugno 2014

Breve storia di Loro Piceno

Nei primi anni del XIII secolo il castrum Loro apparteneva ai signori di Villamagna (nel territorio di Urbisaglia), di Mogliano (provincia di Macerata) e di Falerone (provincia di Fermo). Il castrum Lauri ebbe poi dei propri signori. 

venerdì 27 giugno 2014

Breve storia di Gualdo

Nel XIII secolo il castrum di Gualdo appeteneva a Fildesmido,  figlio del conte Rinaldo, signore del castello di Brunforte (nel territorio di Sarnano),  e, poi, a suo figlio Rinaldo II che, nel 1319, vendette per 10. 000 lire di denari ravennati il castrum a Fermo (Vedi L. Tomei Il Comune a Fermo cit.).