Nell'oratorio di Santa Caterina d'Alessandria (fine
xiii secolo - inizi xiv secolo) troviamo affreschi. L’edificio
era stato eretto su un terreno donato pro
anima ai canonici lateranensi: è per questo che la chiesa ebbe sempre
l’obbligo di chiedere la bolla di approvazione al Capitolo Lateranense, al
quale doveva pagare ogni anno a titolo di ricognizione una libbra di pepe.
Tuttavia, entro il 1387, Santa Caterina passò in patronato al comune
di Smerillo.
Nella
parete sinistra dell'interno di quest'oratorio troviamo alcune immagini di
santi. Da sinistra, riconosciamo: un Sant'Egidio abate, con in basso
rappresentata una frammentaria cerva, animale che sfamava con il suo latte il
santo eremita. L'affresco è racchiuso in un riquadro decorato da motivi a
candelabra. In basso, a destra dell'affresco, sono dipinte alcune immagini
votive di santi: San Sebastiano, Sant'Amico di Rambona, San
Sebastiano e Santa Caterina d'Alessandria. Nella stessa parete, dopo
un'immagine frammentaria di un santo che non sappiamo meglio riconoscere,
troviamo la scena raffigurante l'Incontro alla Porta Aurea di Gioacchino e
Anna. I due erano i genitori della Vergine. Gioacchino, non produsse prole, anche dopo venti anni, a causa della
sterilità del marito: umiliato pubblicamente (un uomo di nome Ruben gli aveva
impedito di sacrificare al tempio per non aver dato figli a Israele) Gioacchino
si ritirò tra i pastori. Mentre erano separati, un angelo sarebbe apparso ad
Anna e le avrebbe annunciato l'imminente concepimento di un figlio: lo stesso
angelo sarebbe apparso contemporaneamente in sogno anche a Gioacchino. I due si
incontrarono alla porta aurea di Gerusaleme. Nel loro casto bacio il
momento della concezione della Vergine. Nel Vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo (3, 5) è scritto:
"Gioacchino e i suoi pastori camminarono per trenta giorni. Ed ecco,
mentre si avvicinavano [a Gerusalemme] un angelo del Signore apparve ad Anna e
le disse: "Va alla porta Aurea, va incontro a Gioacchino, perché oggi
ritornerà da te". Ella si portò in fretta con le sue amiche alla Porta
Aurea e aspettò, aspettò a lungo; finché, alzando lo sguardo, vide Gioacchino
che tornava con il suo gregge. Correndogli incontro, gli gettò le braccia al
collo, ringraziando il Signore e dicendo: "Ero vedova, ora non lo sono
più!". E ci fu grande gioia in tutti gli amici e parenti, tanto che tutta
Israele si rallegrò di tale avvenimento". Tuttavia, quello ch'è
rappresentato a Smerillo, non è tanto l'incontro tra i due genitori, quanto il
concepimento immacolato della madre di Dio. Tant'è che tra i due personaggi, i genitori della Vergine, è
dipinta entro una mandorla l'anima della Madonna. Per incorniciare la scena il
pittore ha rappresentato le mura
di Gerusalemme, protette da merlatura ghibellina. La scena, però ha luogo
all'interno di un'apertura ad arco a tutto sesto che rappresenta appunto la
Porta d'Oro, riconoscibile anche perche sopra alle due lesene che reggono le
imposte dell'arco sono le segnature port
e aul. I due anziani genitori
della Vergine, sono accompagnati da un giovinetto e da una dama, con in mano un
mantello foderato di vaio, simbolo dell'ex-vedovanza di Anna.
Solo i
Francescani in quegli anni sostenevano con accese polemiche il dogma
dell'Immacolata Concezione. In questo caso dovremo ricondurre la committenza
del dipinto all'ambiente francescano.
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