sabato 22 novembre 2014

I possessi farfensi nel territorio di Force

Nel 1051 papa Leone IX in diploma di conferma dei beni farfensi nella Marca nomina il castello di Force. Nel 1096 Mainardo di Brictolo cedette a Farfa il castello di Collis Macri (Colle Taddeo), con la chiesa di Santa Maria, parte della chiesa di Santa Maria di Bolognano e della chiesa di San Pietro e 1/4 del castello di San Giovanni (contrada San Giovanni).
Negli anni 1083-84 Carbone di Bonino aveva donato a Farfa altri beni nello stesso Collis Macer et in Beloniano (contrada Bolognano) et in Caprilia (fosso Capriglia), tutti confermati tra i beni dell'abbazia in un diploma rilasciato nel 1118 da Enrico V[1].

Nel 1113 l'abate Berardo III concesse in enfiteusi a Bonuccio di Berardo alcune terre in vocabulo Casalis (contrada Casali, a Force) e Caesae (contrada Cese, a Force), e in Comatica (contrada Camutica a Montefalcone Appennino) et ad Sanctum Angelum (contrada Sant'Angelo a Force). Il 7 settembre 1198 papa Innocenzo III concesse a Farfa un ampio privilegio tra i castelli è attestato quello di Ginestra, acquistato dall'abate Berardo III (1099-1119), confermato tra i beni dell'abbazia in un diploma rilasciato nel 1118 da Enrico V. Force si assoggetò ad Ascoli nel 1239.
Tra i possessi farfensi è attestato fin dal dipolma di papa Leone IX il monastero di San Salvatore, al quale nel 1080 Mainardo di Alberto donò alcuni terreni in territorio Esculano ubi dicitur Collis Macer (attuale Colle San Taddeo). Nel 1163 l'abate Gotfredo cedette ad Attone di Trasmondo il castello di Venarotta in cambio del censuo annuo di tre denari da pagarsi "super altaris Sancti Salvatoris in Aso". Nel 1193 l'abate Pandolfo cedette in enfiteusi a Gentile del fu Rainaldo Alberti alcuni beni in pertinentia de Montecclo quod est ecclesie Sancti Salvatoris. Di qui in poi non sappiamo più nulla del monastero, presto andato demolito. Tuttavia, al posto rimase una chiesa di San Salvatore, eretta dov'è adesso una casa colonica.
Nella contrada San Taddeo, dov'era il castello di Collis Macri, troviamo la chiesa di San Taddeo (xi-xii secolo). Dell'edificio più antico, ricostruito nel xv secolo, resta una bifora con pulvino lavorato a baccellature. Furio Cappelli ha messo in relazione la bifora della chiesa con il pulvino di reimpiego nella torre campanaria dell'abbazia di Farfa in Sabina (p. 292 nota 72).



[1] Pacini p. 405.

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