Fin dal Medioevo, fuori porta Santa
Caterina a Fermo, una fonte assicurava acqua ai Fermani, perlomeno fino ai primi anni del XIX. Di questa costruzione scrive per primo Amico Ricci trascrivendo l’iscrizione[1],
datandola erroneamente al 1280[2]:

Più accurata è la descrizione
che ne dà Raffaele De Minicis:
«…di solida costruzione (priva al presente di acqua) che rimane poco distante da Fermo in un terreno un tempo di casa Leli, oggi della nob. famiglia Vinci, […] Oltre la iscrizione sono osservabili in detta fontana a destra una croce scolpita equilatera, forse lo stemma della città, a sinistra un leone gradiente con sotto una piccola testa di uomo, tutte sculture a basso rilievo. Quasi nel mezzo della iscrizione rimane una targa, nella quale però non si vede alcun emblema»[3].
Raffaele De Minici riporta anche un disegno della lapide, da noi ritrovata
murata nella loggetta di palazzo Vinci, in piazza Ostilio Ricci, dalla quale sappiamo che la cosiddetta fonte
Leila venne costruita nel 1286, quando era podestà di Fermo Tommaso Quirino de
Venetiis[4],
del quale probabilmente appariva lo stemma nell’iscrizione (plausibilmente dipinto). Insieme
alla lapide, gli altri manufatti menzionati dall’erudito fermano, oltre al mascherone della fonte, sono adesso collocati nella loggetta di palazzo Vinci.
«…di solida costruzione (priva al presente di acqua) che rimane poco distante da Fermo in un terreno un tempo di casa Leli, oggi della nob. famiglia Vinci, […] Oltre la iscrizione sono osservabili in detta fontana a destra una croce scolpita equilatera, forse lo stemma della città, a sinistra un leone gradiente con sotto una piccola testa di uomo, tutte sculture a basso rilievo. Quasi nel mezzo della iscrizione rimane una targa, nella quale però non si vede alcun emblema»[3].
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Lapide di fonte Lelia murata nella loggetta di palazzo Vinci |
Nella sua Guida storica artistica del 1945 Francesco
Maranesi lamenta l’assenza di quanto descritto da Gaetano De Minicis. Probabilmente la fonte era stata demolita da poco, e tutti i reperti sopravvissuti trasportati a palazzo Vinci.
Questa fonte, che doveva essere stata costruita sul modello di fonte Fallera a Fermo, non è da confondere con la cosiddetta fonte del Mascherone, poco fuori porta San Caterina, realizzata alla metà del XIX secolo.
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