domenica 9 novembre 2014

La pieve di San Marco a Ponzano di Fermo

Nel territorio del comune di Ponzano di Fermo troviamo la pieve di San Marco, edificio di fondazione farfense, poi passato all'Episcopato di Fermo.
Nel 1059 Longino, detto Brittolo, figlio del fu Adalberto, detto Massarello, donò pro anima al vescovo di Fermo Ulderico, alcuni beni non lontani dal castello di Pontiano, ceduto il 10 giugno 1214 dal marchese della Marca di Ancona Aldobrandino cedette il castrum Ponzani al Comune di Fermo. In quel periodo che il castello inglobò le pertinentiae del castrum Sanctae Mariae Matris Domini, eretto sul colle antistante la chiesa di Santa Maria Mater Domini (attuale pieve di San Marco), dov’era la chiesa rurale di San Martino.
La chiesa di San Marco, l’antica plebs Sanctae Mariae Matris Domini, si trova a non più di 500 metri da Ponzano di Fermo. Tra i beni dell’abbazia di Farfa dissipati dall’abate Ildebrando (936-962) figura la curtis Sanctae Mariae Matris Domini. Della plebs si era poi impadronito l’Episcopato di Fermo, per lo meno prima del 1062. In quell’anno, infatti, il vescovo Ulderico cedette a Longino di Suppone alcuni beni nell’attuale territorio di Ponzano di Fermo, riservandosi però la: “plebe beate Sancte Marie Matris Domini cum omni sua rebus”.

Dal xii secolo la pieve era retta da un canonico del Duomo di Fermo. Nei secoli xi e xii, dopo la fondazione, sul colle antistante la chiesa, del castrum Sanctae Marie Matris Domini, la chiesa dovette essere ricostruita in forme più grandi. I lavori dovrebbero essere stati realizzati durante l’episcopato di Liberto (ante 29 agosto 1128 - post 27 maggio 1148), al quale dovrebbe essere spettata la consacrazione della pieve, come sembra attestare una pietra dedicatoria con una figura di vescovo benedicente a bassorilievo, recuperata nel 1923 nei pressi della chiesa, (adesso nel Museo Archeologico di Fermo). Rimaneggiata nel 1452, due anni dopo la Santa Sede ottenne il diritto di poter nominare il pievano.
Intorno al 1530 appare nei documenti il titolo di San Marco unito a quello di Santa Maria, che ritroveremo poi per tutto il xvi secolo. Non è improbabile che il diverso titolo sia da mettere in relazione con lo sviluppo della fiera di San Marco, istituita da papa Paolo III nel 1537. Rimaneggiata ancora una volta nel 1583, la chiesa è stata restaurata nel 1923-24, per essere riaperta al culto solo il 17 settembre 1966.
La bassa facciata, percorsa da lesene di tripartizione, è aperta da due portali arcuati. Il principale (xii secolo) è ad arco ribassato.
Il prospetto è dominato dall’imponente torre campanaria, in asse con l’ingresso principale, sopraelevata agli inizi del xv secolo, ma ricostruita nel xvii secolo.
L’interno, a pianta basilicale, è a tre navate spartite da pilastri. Tuttavia, tra la penultima e l’ultima campata, la partizione è data da colonne. La navata centrale si divide in sei campate. La prima, voltata a crociera, è retta da arco ogivale, impostato su due pilastri. La copertura della navata centrale è a capriate lignee. La conca absidale del presbiterio, spartita da quattro semi-colonne, prende luce da due monofore e da una finestra, rimaneggiata nel 1717. L’altare maggiore è stato ricavato da un sarcofago romano (iii secolo d.C.). La volta sopra il presbiterio è decorata con affreschi (fine xii secolo – inizi xiii secolo). Entro due fasce a denti di sega sono raffigurati il Cristo Pantocrator in mandorla sorretta da due angeli, affiancato da due scene tratte dall’Apocalisse, rispettivamente l’Angelo che incensa l’altare col turibolo e la Battaglia degli angeli contro il drago, e altri due episodi biblici: La creazione di Adamo ed Eva, e la Visita dei tre angeli ad Abramo e Sara (?).

Nell’abside sinistra, con doppio arco a tutto sesto, sono resti frammentari di affreschi. Sulla parte destra è raffigurato San Marco Evangelista.

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